Continuano domani, dopo il film del 12 maggio "La mia classe", le iniziative legate alla festa dei Popoli che si terrà presso l'area feste di via Aldo Moro nei prossimi 7/8 giugno.
Il calendario di eventi nei prossimi giorni prevede:
- venerdì 23 maggio, alle ore 21, nella sala consiliare di piazza Battisti 1, "Stranieri in Italia-Domane e risposte" a cura del Comune della Cooperativa Monza 2000 e Amici dal mondo
- giovedì 29 maggio, alle ore 20:45, nella sala conferenze della Biblioteca di via Italia 27, proiezione del film documentario di Dagmawi Yimer "Va' pensiero - storie ambulanti" a cura dell'Associazione Marta Nurizzo e della Biblioteca civica.
- venerdì 30 maggio, in oratorio San Giuseppe (via Italia 68), "Fraternità: fondamento e via della pace", a cura della Comunità Pastorale Epifania del Signore
- venerdì 6 giugno, vigilia della Festa dei popoli, alle ore 21:00 nella sala consiliare di piazza Battisti 1, "Noi e Nelson Mandela", spettacolo della 1° D della scuola secondaria De Filippo.
Per saperne di più visitate potete scaricare il PDF del programma degli eventi.
Qui invece il PDF con il programma della festa del 7/8 giugno
Vogliamo terminare questo post proponendo una riflessione di un editoriale di Mario Calabresi, direttore de La Stampa. Perchè la festa dei Popoli sia realmente occasione di ragionamento e confronto.
Un ponte di cui essere orgogliosi
Parlare di immigrati ormai è diventato difficilissimo, nessuno ha più pazienza d’ascoltare, i più moderati restano in silenzio, gli altri o invitano a rispedire ogni barca a destinazione o a girare la testa dall’altra parte quando fanno naufragio.
La questione è trattata solo in termini economici: prima ci si preoccupa dei costi di salvataggio e accoglienza, poi della minaccia che rappresentano per la sicurezza o per il nostro già disastrato mercato del lavoro. Inutile cercare di discutere razionalmente, guardare i numeri che mostrano che sono molti di più quelli che si stabiliscono in Germania, in Francia o in Svezia. Noi siamo terra di passaggio non meta finale.
Poi leggi il racconto di quella madre che è riuscita a tenere a galla per un’ora il figlio di otto anni, prima di morire all’arrivo dei soccorsi, e senti che qualcosa non funziona più, dentro e fuori di noi. Guardi la foto qui accanto e scopri che su questa barca verde e rossa alla deriva ci sono 133 bambini, che ieri sera sono stati asciugati, rifocillati e hanno dormito sotto una coperta grazie alla Marina Militare italiana che li ha salvati. Sono siriani, in fuga dalla guerra con i loro genitori.
L’operazione Mare Nostrum ne ha salvati 30 mila da ottobre a oggi. Per molti è una colpa, un ponte che andrebbe ritirato al più presto. Ma forse è anche l’unica mano che tendiamo verso una serie di conflitti che non vogliamo vedere.
Il nostro sport nazionale è ripetere ad alta voce che l’Italia fa schifo, che non c’è niente da difendere, che siamo perduti. E se il nostro riscatto stesse nel riscoprire che siamo capaci di umanità? Mi attirerò una bella dose di critiche, ma ho voglia di dire che sono orgoglioso di appartenere a una nazione che manda i militari a salvare le famiglie e non a sparargli addosso.
- giovedì 29 maggio, alle ore 20:45, nella sala conferenze della Biblioteca di via Italia 27, proiezione del film documentario di Dagmawi Yimer "Va' pensiero - storie ambulanti" a cura dell'Associazione Marta Nurizzo e della Biblioteca civica.
- venerdì 30 maggio, in oratorio San Giuseppe (via Italia 68), "Fraternità: fondamento e via della pace", a cura della Comunità Pastorale Epifania del Signore
- venerdì 6 giugno, vigilia della Festa dei popoli, alle ore 21:00 nella sala consiliare di piazza Battisti 1, "Noi e Nelson Mandela", spettacolo della 1° D della scuola secondaria De Filippo.
Per saperne di più visitate potete scaricare il PDF del programma degli eventi.
Qui invece il PDF con il programma della festa del 7/8 giugno
Vogliamo terminare questo post proponendo una riflessione di un editoriale di Mario Calabresi, direttore de La Stampa. Perchè la festa dei Popoli sia realmente occasione di ragionamento e confronto.
Un ponte di cui essere orgogliosi
Parlare di immigrati ormai è diventato difficilissimo, nessuno ha più pazienza d’ascoltare, i più moderati restano in silenzio, gli altri o invitano a rispedire ogni barca a destinazione o a girare la testa dall’altra parte quando fanno naufragio.
La questione è trattata solo in termini economici: prima ci si preoccupa dei costi di salvataggio e accoglienza, poi della minaccia che rappresentano per la sicurezza o per il nostro già disastrato mercato del lavoro. Inutile cercare di discutere razionalmente, guardare i numeri che mostrano che sono molti di più quelli che si stabiliscono in Germania, in Francia o in Svezia. Noi siamo terra di passaggio non meta finale.
Poi leggi il racconto di quella madre che è riuscita a tenere a galla per un’ora il figlio di otto anni, prima di morire all’arrivo dei soccorsi, e senti che qualcosa non funziona più, dentro e fuori di noi. Guardi la foto qui accanto e scopri che su questa barca verde e rossa alla deriva ci sono 133 bambini, che ieri sera sono stati asciugati, rifocillati e hanno dormito sotto una coperta grazie alla Marina Militare italiana che li ha salvati. Sono siriani, in fuga dalla guerra con i loro genitori.
L’operazione Mare Nostrum ne ha salvati 30 mila da ottobre a oggi. Per molti è una colpa, un ponte che andrebbe ritirato al più presto. Ma forse è anche l’unica mano che tendiamo verso una serie di conflitti che non vogliamo vedere.
Il nostro sport nazionale è ripetere ad alta voce che l’Italia fa schifo, che non c’è niente da difendere, che siamo perduti. E se il nostro riscatto stesse nel riscoprire che siamo capaci di umanità? Mi attirerò una bella dose di critiche, ma ho voglia di dire che sono orgoglioso di appartenere a una nazione che manda i militari a salvare le famiglie e non a sparargli addosso.
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