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giovedì 22 maggio 2014

Migranti a Brugherio: non solo festa dei Popoli


Continuano domani, dopo il film del 12 maggio "La mia classe", le iniziative legate alla festa dei Popoli che si terrà presso l'area feste di via Aldo Moro nei prossimi 7/8 giugno.


Riprendendo le parole del Sindaco Marco Troiano e l'Assessora alla Cultura e Integrazione Laura Valli: "La Festa dei Popoli torna ad essere la Festa della Città di Brugherio. La festa di chi ci vive, lavora o va a scuola, di chi ci è nato e di chi ci è arrivato da altre città o da altri Paesi. La Festa di chi condivide il sogno di una comunità ricca di diversità, di colori, di saperi e di sapori, nella quale si possa vivere non più solo uno accanto all'altro, ma finalmente insieme."


Il calendario di eventi nei prossimi giorni prevede:
- venerdì 23 maggio, alle ore 21, nella sala consiliare di piazza Battisti 1, "Stranieri in Italia-Domane e risposte" a cura del Comune della Cooperativa Monza 2000 e Amici dal mondo

- giovedì 29 maggio, alle ore 20:45, nella sala conferenze della Biblioteca di via Italia 27, proiezione del film documentario di Dagmawi Yimer "Va' pensiero - storie ambulanti" a cura dell'Associazione Marta Nurizzo e della Biblioteca civica.

- venerdì 30 maggio, in oratorio San Giuseppe (via Italia 68), "Fraternità: fondamento e via della pace", a cura della Comunità Pastorale Epifania del Signore

- venerdì 6 giugno, vigilia della Festa dei popoli, alle ore 21:00 nella sala consiliare di piazza Battisti 1, "Noi e Nelson Mandela", spettacolo della 1° D della scuola secondaria De Filippo.


Per saperne di più visitate potete scaricare il PDF del programma degli eventi.

Qui invece il PDF con il programma della festa del 7/8 giugno


Vogliamo terminare questo post proponendo una riflessione di un editoriale di Mario Calabresi, direttore de La Stampa. Perchè la festa dei Popoli sia realmente occasione di ragionamento e confronto.


Un ponte di cui essere orgogliosi

Parlare di immigrati ormai è diventato difficilissimo, nessuno ha più pazienza d’ascoltare, i più moderati restano in silenzio, gli altri o invitano a rispedire ogni barca a destinazione o a girare la testa dall’altra parte quando fanno naufragio.

La questione è trattata solo in termini economici: prima ci si preoccupa dei costi di salvataggio e accoglienza, poi della minaccia che rappresentano per la sicurezza o per il nostro già disastrato mercato del lavoro. Inutile cercare di discutere razionalmente, guardare i numeri che mostrano che sono molti di più quelli che si stabiliscono in Germania, in Francia o in Svezia. Noi siamo terra di passaggio non meta finale.

Poi leggi il racconto di quella madre che è riuscita a tenere a galla per un’ora il figlio di otto anni, prima di morire all’arrivo dei soccorsi, e senti che qualcosa non funziona più, dentro e fuori di noi. Guardi la foto qui accanto e scopri che su questa barca verde e rossa alla deriva ci sono 133 bambini, che ieri sera sono stati asciugati, rifocillati e hanno dormito sotto una coperta grazie alla Marina Militare italiana che li ha salvati. Sono siriani, in fuga dalla guerra con i loro genitori.

L’operazione Mare Nostrum ne ha salvati 30 mila da ottobre a oggi. Per molti è una colpa, un ponte che andrebbe ritirato al più presto. Ma forse è anche l’unica mano che tendiamo verso una serie di conflitti che non vogliamo vedere.

Il nostro sport nazionale è ripetere ad alta voce che l’Italia fa schifo, che non c’è niente da difendere, che siamo perduti. E se il nostro riscatto stesse nel riscoprire che siamo capaci di umanità? Mi attirerò una bella dose di critiche, ma ho voglia di dire che sono orgoglioso di appartenere a una nazione che manda i militari a salvare le famiglie e non a sparargli addosso.



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